Nel paziente critico, le infezioni fungine invasive rappresentano una sfida crescente, spesso associate a un’elevata mortalità. I fattori predisponenti includono uso di dispositivi invasivi (cateteri venosi centrali, ventilatori), e degenza prolungata in terapia intensiva. Candida spp. e Aspergillus spp. sono i patogeni più frequentemente implicati, con un rischio elevato di complicanze gravi.
Gli antifungini, come azoli, echinocandine e polieni, sono fondamentali per il trattamento delle infezioni fungine nei pazienti critici. La scelta del farmaco deve essere guidata da fattori come lo stato clinico del paziente, il tipo di patogeno, la localizzazione dell’infezione e la farmacocinetica. Ad esempio, le echinocandine sono preferite per la candidemia in terapia intensiva grazie alla loro efficacia e al profilo di sicurezza.
La diagnosi precoce è cruciale ma spesso complessa, data la scarsa specificità dei sintomi e la difficoltà di isolamento microbiologico. Biomarcatori come il beta-glucano e il galattomannano possono supportare una diagnosi tempestiva.
Nel paziente critico, è essenziale monitorare le interazioni farmacologiche (es. azoli e farmaci immunosoppressori) e gli effetti collaterali (es. nefrotossicità con amfotericina B). Inoltre, l'uso empirico degli antifungini deve essere bilanciato per evitare il sovratrattamento e lo sviluppo di resistenze.
Un approccio multidisciplinare, basato su protocolli aggiornati, è indispensabile per ottimizzare la gestione delle infezioni fungine nel paziente critico e migliorare gli esiti clinici